E modesto e addirittura ritroso si conservò Verdi anche in seguito, opponendosi a che venisse dato il suo nome all'ospedale di Vìllanova, da lui creato e curato in tutti i particolari, come il suo gran cuore gli aveva suggerito.

La filantropia di Verdi si volge ora ad attuare un progetto che gli scalda l'animo da anni: la costruzione di una Casa di riposo per musicisti. Lui vuole beneficare i vecchi che hanno servito l'Arte con devozione e che ora non hanno mezzi sufficienti per vivere, offrendo loro non un asilo umiliante, ma un albergo bello comodo spazioso, dove possano sentirsi ospiti, non ricoverati. Acquista pertanto fuori di Porta Magenta l'area dove la Casa dovrà sorgere e incarica del progetto Camillo Boito, il caro fratello di Arrigo.

Nel frattempo Arrigo Boito, il suo librettista e amico, cerca delicatamente di persuadere il Maestro a tornare sull'idea di scrivere un'opera buffa. È la risata di Falstaff che torna a scrosciare di lontano nella mente di lui.

E nell'estate di quello stesso anno (1889) Boito fa uno schema del libretto e glielo manda. Verdi lo apprezza, lo loda, vorrebbe lavorare ancora, ma… e l'età? Gli anni sono molti, e lui dubita delle sue forze. Boito rispondeva tranquillizzandolo: " Lo scrivere un'opera comica non credo che l'affaticherebbe. La tragedia fa realmente soffrire chi la scrive… Ma lo scherzo e il riso della commedia esilarano la mente e il corpo. Un sorriso aggiunge un filo alla trama della vita… Lei ha una gran voglia di lavorare; questa è una prova indubbia di salute e di potenza… Lei ha desiderato tutta la vita un bel tema d'opera comica. C'è un modo solo di finire meglio che con V Otello: è quello di finire vittoriosamente col Falstaff"

Come resistere a così garbata e insinuante seduzione?

Verdi era a Montecatini per la solita cura e intanto si rileggeva il teatro del Goldoni, disponendo così lo spirito a immagini bonariamente serene. La corrispondenza di questo tempo fra i due artisti è fresca e viva.

Verdi è ora ripreso dalla foga del comporre, nonostante che gravi preoccupazioni vengano a turbare la serenità del suo lavoro. Faccio si è ammalato di esaurimento, e deve abbandonare la direzione della Scala. A Parigi muore Muzio, il fedele discepolo d'un tempo. Tutto un passato di sacrifici e di lotte, di ricordi tristi e lieti, di speranze deluse e di vittorie conseguite, si riaffaccia al pensiero del Maestro.

«Il Panciotto – scrive Verdi a Boito – è sulla strada che conduce alla pazzia. Vi sono dei giorni che non si muove; dorme ed è di cattivo umore; altre volte grida, corre, salta, fa il diavolo a quattro… Io lo lascio un po' sbizzarrire; ma se continua gli metterò la museruola e la camicia di forza».

E Boito di rimando: «Evviva! Lo lasci fare, lo lasci correre; romperà tutti i vetri e tutti i mobili della sua camera, poco importa… vada tutto a soqquadro, ma la gran scena sarà fatta! Evviva!… Io so già quel che farà Lei. Evviva!»

Il maestro ha quasi ottant'anni.

La sera del 9 febbraio si ebbe la prima rappresentazione.

Il pubblico imponente tributò acclamazioni innumerevoli al Maestro che appariva sereno e sorridente, benché un po' pallido per l'emozione.

Il Falstaff agì come un farmaco salutare nei confronti del teatro italiano. Molte città vollero ascoltarlo; e, dopo l'Italia, città straniere importantissime, come Berlino, Vienna, Parigi.

Riportato con riduzioni


VOCABOLARIO

andare in scena (spec. per la prima volta)быть поставленным на сцене(чаще впервые)