L'esercito regolare ci guardava tutt'altro che con occhio di simpatia; le nostre lacere camicie rosse parevano fare orrore ai generali carichi d'argento, per i quali noi eravamo se noi fortunati scorridori, usurpanti il nome e le insegne della vera e buona milizia.
In quei giorni ci fu detto che re Vittorio sarebbe venuto a vederci; infatti, stemmo una mezza giornata intera sotto le armi e schierati in quell'ordine che si potè migliorare, per aspettare la visita del re d'Italia; ma la sera tornammo agli alloggiamenti senza che il re ci avesse visti.
Ben è certo che il re aveva fisso di venire a farci una visita, e ci sarebbe venuto veramente, se certi gran sapientoni che aveva d'intorno, non gli avessero dimostrata la sconvenienza di quella visita, facendogli chiaro che non era degno di un re il percorrere a cavallo le file di quei nuovi sans culottes, e di far loro festa, quasi che fossero soldati suoi.
Garibaldi si afflisse non mediocremente di questo fatto, ma non ne accagionò mai il re; anzi, disse ripetute volte: «Povero re, vedete che cosa gli fanno fare!»
Ma la più grande e amara delusione che ebbe, fu quella che veder dileguato il suo bel sogno dell'affratellamento delle camicie rosse con i cappotti turchini per seguitare la guerra.
Con riduzioni dalle memorie del garibaldino G. Bandi
M.Mormier. Il plebiscito
47. Leggere, tradurre in russo e riassumere il seguente testo:
M.Mormier. Il plebiscito
Lo storico francese M. Mormier, che si trovava a Napoli in quei giorni, descrive con entusiasmo la giornata del plebiscito
22 ottobre.
Ieri era il grande giorno: il popolo votava! E tutto il popolo! Dopo quaranta secoli di esistenza è la prima volta che viene consultato sui propri destini. Questo popolo è stato greco, romano, sottomesso ai goti e agli ostrogoti, poi ai normanni, agli austriaci, al re d'Ungheria, agli Angiò, agli spagnoli, ai francesi di Championnet, ai francesi di Murat, a tutti gli stranieri, a tutte le dinastie possibili, e sempre in virtù della forza, per diritto di conquista e di usurpazione. Finalmente gli si chiede di scegliere il suo padrone; e lo si chiede non soltanto ai gentiluomini, agli uomini di toga e di spada, a coloro che hanno intelligenza о ricchezze, ma al semplice lazzarone[8] che, fino all'altro giorno, reclamava soltanto la libertà della strada e il diritto di saccheggio quando si batteva. Bisognava vederli ieri, questi lazzaroni a piedi nudi diventati cittadini, con in mano il certificato elettorale che non sapevano leggere.
Sotto il portico, tuttavia, lo spettacolo era pittoresco. La libertà di voto, promessa la vigilia, era salvaguardata, ma la procedura delle votazioni lasciava molto a desiderare. C'era un'urna tra due canestri, l'uno pieno di «sì», l'altro pieno di «no». L'elettore vota alla presenza delle guardie nazionali e dinanzi alla folla. Il voto negativo era difficile da dare, fors'anche pericoloso. Ma si assicura che lo stesso sistema, in nulla migliore di questo, è stato usato in Toscana.
VOCABOLARIO
detronizzarevt 1. свергать с престола 2. fig. развенчивать, низвергать с пьедестала (часто шутл.)
dinastia д/>1 династия
usurpazione ^узурпация, насильственное присоединение
dare le dimissioni подавать в отставку
fare orrore a qd наводить ужас на кого-л.
dichiarare guerra объявить войну
mandare in rovina qd/qc разорять, разрушать
sconvenienteagg неподходящий, неуместный, невыгодный
denunciarevt заявлять, объявлять, разоблачать, доносить
elezionipi f выборы, голосование