alla quale era consacrato il mese di maggio.
49. Da prendere nota delle festività italiane (ufficiali, religiose e popolari):
1. Calendario 2008 Maggiogiovedì — Festa del Lavoro
2. venerdì – s. Atanasio
3. sabato – ss. Filippo e Giacomo
4. domenica – Ascensione del Signore
5. lunedì – s. Pellegrino
6. martedì – s. Giuditta
7. mercoledì – s. Flavia
8. giovedì – s. Vittore
9. venerdì – s. Gregorio V.
10. sabato – s. Antonino (Festa della mamma)
11. domenica – Pentecoste
12. lunedì – s. Rossana
13. martedì – s. Emma
14. mercoledì – s. Mattia apostolo
15. giovedì – s. Torquato
16. venerdì – s. Ubaldo
17. sabato – s. Pasquale
18. domenica – ss. Trinità
19. lunedì – s. Pietro di M.
20. martedì – s. Bernardino da S.
21. mercoledì – s. Vittorio
22. giovedì – s. Rita da Cascia
23. venerdì – s. Desiderio
24. sabato – B.V. (BenedettaVergine) Maria Ausiliatrice
25. domenica – Corpus Domini
26. lunedì – s. Filippo Neri
27. martedì – s. Agostino
28. mercoledì – s. Emilio
29. giovedì – s. Massimino
30. venerdì – s. Ferdinando
31. sabato – Visitazione S. Vergine
50. Spiegare in italiano la seguente situazione:
– Quando mi chiede se c'è, si riferisce al suo spirito о al suo corpo?
Capitolo III
Perfezioniamo il nostro italiano
TESTO
Leonardo Sciascia. L'esame
Leonardo Sciascia[17]. L'esame
«Via» e «basta» erano le uniche parole italiane che l'uomo pronun-ciasse senza accento. Era un uomo alto, rosso, con gli occhi chiari, i capelli biondi, svizzero di Zurigo. Si chiamava Blaser ed era arrivato in Sicilia per reclutare mano d'opera femminile: ragazze che avessero più di diciotto e meno di trent'anni. Girava per i paesi della provincia con automobile e autista presi a nolo. L'autista si era appassionato a quel lavoro e seguiva con partecipazione gli esami a cui lo svizzero sottoponeva le ragazze da ingaggiare. Ad ogni paese si ripeteva la stessa scena: pareva che persino le ragazze fossero sempre le stesse, da un paese all'altro. Una ventina di loro, di solito accompagnate dalle madri, aspettavano in sacrestia[18] l'arrivo del signor Blaser: bisbigliavano emozionate e ridevano nervosamente.
L'autista sentiva una vena di rimorso incrinare la soddisfazione del guadagno che stava facendo, come se si fosse fatto complice di una specie di ratto delle sabine, misteriosamente tramato da un uomo del nord, uno svizzero tedesco oltre tutto. Non gli piaceva che lo svizzero si portasse via le ragazze, ma interveniva a raccomandare chi stesse per essere scartata. Passò così una settimana; una decina di paesi, un centinaio di ragazze reclutate; tutto tranquillo, tutto liscio. E venne il giorno che il signor Blaser aveva destinato a V., paese isolato dentro un vasto territorio arido, paese di feudi e di mafia tutta rigogliosa.
Quando giunsero al centro del paese, all'autista che stava chiudendo la macchina, si avvicinò un giovane. Salutò evidentemente intimidito e impacciato, e chiese se non gli potesse fare un favore.
– Si tratta di una ragazza che vuole andare in Svizzera a lavorare.. Non voglio che ci vada… Non voglio che la prendano, ecco… Io non voglio… Ci dobbiamo sposare, lei mi capisce… Mi aiuti, la prego.
– E va bene, – rispose autista, – mi ci provo, ma non è detto che ci riesca e tu non contare che le mie parole valgano (ed era passato a dargli del tu, tanto gli faceva pena il giovane): quello è uno svizzero, svizzero tedesco. Lo sai come sono precisi gli svizzeri? Fanno gli orologi e come gli orologi camminano… E i tedeschi poi, meglio non parlarne, hanno teste dure come pietre…