Nel medioevo su alcuni valichi sorsero ospizi, nei quali i religiosi accoglievano i viandanti. La potenza politica dei duchi di Savoia cominciò ad affermarsi proprio perché loro, dominando su entrambi i versanti delle Alpi, ne controllavano i passi. Già al termine del Quattrocento la Casa di Savoia aveva trasferito la sua capitale al di qua delle Alpi, cioè a Torino. Però solo nel 1860 – con la cessione della Savoia alla Francia – il Regno Sabaudo finì di essere uno Stato a cavallo delle Alpi; spostandosi tutto all'interno della cerchia alpina. Da allora il Piemonte, che già aveva osato sfidare in campo aperto la potenza militare dell'Impero Austriaco, fu il simbolo dell'unità e della libertà dell'Italia moderna.
Un po' di storia. Prima della conquista romana (Giulio Cesare), avvenuta nel I secolo a. C., il Piemonte era occupato dai Taurini, dai Salassi e da altre popolazioni celtiche, ossia galliche. Nel medioevo il territorio fu sede di ducati longobardi e quindi di contee carolinge, finché nel X secolo risultò spartito fra le grandi marche imperiali di Ivrea, di Torino e degli Aleramici (Monferrato e Liguria). Dopo il Mille i conti di Savoia (regione oggi francese confinante con il Piemonte) si estesero anche sulla Valle d'Aosta e sulle marche di Torino e di Ivrea, mentre dalla disgregazione della marca aleramica sorgevano nel XIII secolo varie signorie (marchesati di Saluzzo e del Monferrato) e liberi comuni (Asti, Cuneo, Alessandria). Su tutti prevalse però la signoria di Savoia. Trasformatosi nel 1720 in Regno di Sardegna, lo Stato Sabaudo fece del Piemonte il centro della formazione dell'unità d'Italia, proclamata a Torino nel 1861. Dal 1945 il Piemonte ha perduto la provincia di Aosta, trasformata in regione (Valle d'Aosta).
Economia. Il Piemonte si colloca tra le regioni economicamente più sviluppate d'Italia. L'agricoltura offre una produzione cospicua grazie ai terreni di pianura e collina. Prodotti agricoli principali sono: il frumento, il granturco, il riso, la segale, l'avena, le patate, la barbabietola da zucchero, i cavoli, le cipolle, i fagioli, le mele, le pere, le nocciole.
Molto sviluppata è la viticoltura. Tra i rinomatissimi vini piemontesi basterà ricordare il Barolo, il Nebbiolo, il Barbaresco, il Barbera, la Frèisa che con i grissini (un tipico prodotto locale) accompagneranno perfettamente i tipici piatti regionali: il bollito misto, i cardi in bagna cauda (intingolo di burro, olio, acciughe e aglio), la fonduta (crema calda di formaggio fontina, ricoperta di tartufi), ecc. E per concludere il pasto avremo un assortimento della prelibata pasticceria torinese, nonché il rinomato Asti spumante. Un'altra specialità gastronomica torinese è rappresentata dai gianduiotti, gli squisiti cioccolatini, che prendono nome da Gianduia, la popolare maschera cittadina. Questo personaggio, vestito alla moda dei primi anni dell'Ottocento (cappello a tricorno, giacca marrone, pantaloni sormontati al ginocchio da lunghe calze rosse), simboleggia un contadino energico e finto tonto. Anche i grissini, menzionati sopra, sono di origine torinese: il merito della loro invenzione sembra spettare ad un fornaio torinese, Antonio Brunero, che li avrebbe ideati nel 1679. Le cronache ci dicono che anche l'imperatore Napoleone I apprezzava i «piccoli bastoncini di Torino» e li voleva sempre sulla propria mensa.
Notevole è l'allevamento bovino e suino, che alimenta i rispettivi rami dell'industria alimentare.