È una scena chiave nel cinema dei Taviani e forse anche nel loro rapporto con Tolstoj. I loro «eroi» sono rinchiusi fisicamente ma la forzadi volontà li aiuta a combattere una lotta interiore che apparentemente si rivolge ora contro il potere dell’Impero austroungarico o contro quello dei Borboni (tematica ripresa nel film seguente Allonsanfan), ora contro la chiesa, pur essendo soprattutto una lotta con se stessi. Per questo Giulio Manieri, che nella cella buia per dieci anni fa ginnastica, mantiene in esercizio la mente e grazie all’immaginazione combatte la solitudine e lo squallore circostante, non pud piu vivere quando i giovani rivoluzionari accusano le sue idee di inutilita e di inadeguatezza. Se Mezenetskij si uccide in cella, Manieri muore nella laguna veneta, a ricordo (e in omaggio) dell’ufficiale statunitense di Paisa, il film di Roberto Rosselliniche nel 1946 descrive l’avanzata dell’esercito alleato dalla Sicilia alle foci del Po, dove avviene l’episodio che ha come protagonisti i partigiano e l’ufficiale che muore sotto il fuoco tedesco, gettandosi nel flume per condividere la sorte degli italiani, suoi compagni nella lotta e considerati banditi dai nazisti. Ma il gesto di lasciarsi cadere nelbacqua rimanda anche a umaltra immagine: quella di Mouchette, la protagonista delbomonimo film di Robert Bresson (1967) che rotola – quasi fosse un gioco – fino a lasciarsi avvolgere dalle acque del lago per sfuggire a una terribile vita di patimenti.Tolstoj viene dunque filtrato e riletto alia luce della lezione neorealista (e di altri maestri) oltre che delle sperimentazioni linguistiche dei precedenti film dei due fratelli.
Anche il racconto lungo Отец Сергий (scritto tra il 1890 e il 1898 e pubblicato postumo) nel 1990 e trasposto in film, con il titolo di II sole anche di notte, locuzione tratta da un vecchio modo di dire del Sud, che augura: «Molte giornate felici e il sole anche di notte» e che alia fine del film sara rivolto a Sergio da una vecchia coppia, un segno che dopo le tenebre dei fallimenti, la luce puo tornare.
Dalla Russia ottocentesca l’ambientazione si trasferisce al Settecento napoletano, all’epoca in cui il Regno di Napoli e di Sicilia era stato conquistato da Carlo di Borbone (fondatore della dinastia dei Borbone di Napoli, sul trono napoletano dal 1734 al 1759, anno in cui diventera re di Spagna). Sovrano illuminato, Carlo diede avvio per Napoli a un periodo di fioritura economica e intellettuale. Un’epoca felice per un Sud tormentato dalle guerre, da sovrani incapaci e dalle problematiche condizioni della vita economica. Come in San Michele aveva un gallo, il nucleo narrativo tolstoiano e trasportato in terre italiane. Dopo le briose sequenze della corte, i Taviani spostano le location dai dintomi campani troppo abitati, ai pae-saggi dell’Abruzzo, brulli,deserti, immobili e protesi verso la linea dell’orizzonte, cosi definiti dai registi: «Un’immensita di terra sotto un vasto cielo». Con le loro asperita offrono Г appropriate ricovero ai tormenti di Sergio eremita e l’albero che solitario si innalza nei pressi della casupola assume forti significati simbolici, incar-nando il silenzio di Dio ed evocando la dualita tra terra e cielo.
La parabola di Sergio Giuramondo (Julian Sands) segue le vicende dell’ante-cedente letterario: la vita di corte, l’amore con una donna che gli dovrebbe permettere un avanzamento sociale, la delusione, l’eremitaggio, lo sfruttamento della sua presunta santita da parte della Chiesa, la resa alle tentazioni sessuali, la fuga e l’approdo all’anonimato degli umili lavori. Come il Sergej di Tolstoj, Sergio e preda di un orgoglio che gli impedisce di scendere a compromessi, in nome di un prometeismo che connota molti personaggi dei Taviani e di Tolstoj