Le ragioni di una simile attrazione sono rinvenibili in una consonanza di interessi se, come scrive Lorenzo Cuccu nel suo lavoro dedicate al Cinema di Paolo e Vittorio Taviani[10], nell’opera dei Taviani prevalgono «il tema delle passioni, quella politica e ideologica prima, quelle primarie, poi; il tema del rapporto dell’uomo con la natura, origine e fonte della bellezza ma anche della tragicita dell’esistenza; il tema del valore della rappresentazione artistica nella condizione esistenziale dell’uomo».Nei personaggi creati da Tolstoj dopo la crisi del 1880, che lo porta a ribellarsi contro ogni ordine costituito, i Taviani trovano semplificazioni convin-centi delle passioni al centra dei loro interessi. Al di la delle tendenze personali si pud ipotizzare che il percorso verso Tolstoj sia state sorretto da indicazioni critiche di matrice marxista che nel dopo guerra puntano su Tolstoj[11], assai piu che su Do-stoevskij, oggi invece favorite. Furono forse decisive le pagine di Lukacsche individua nello scrittore russo uno degli esponenti piu coerenti della sua teoria estetica del realismo critico, assieme a Dostoevskij e Thomas Mann (che spesso leggeva le pagine di Vojna i mir, cosi come anni dopo fara Kurosawa)[12]. O forse furono le parole del Gramsci di Letteratura e vita nazionale, che mette a confronto Alessandro Manzoni e Tolstoj: «Nel Tolstoj e caratteristico appunto che la saggezza ingenua ed istintiva del popolo, enunciata anche con una parola casuale, faccia la luce e determini una crisi nelTuomo colto. Cio appunto e il tratto piu rilevante della religione del Tolstoj, che intende Tevangelo «democraticamente», cioe secondo il suo spirito originario e originate. Il Manzoni invece ha subito la Controriforma: il suo cristianesimo ondeggia tra un aristocraticismo giansenistico e un paternalismo popolaresco, gesuitico»[13]

Cosi, nei primi anni settanta, affascina i Taviani la modemita del rivoluzionario diBojeskoe i tchelovetcheskoe: quel Mezenetskij che, esponente di un anarchismo alia Bakunin, vede le sue posizioni terroristiche duramente criticate dai giovani esponenti di un socialismo che cerca di infiltrarsi nella societa, rivolgendosi agli operai, per preparare un futuro rivoluzionario grazie anche all’appoggio popolare. Paolo e Vittorio Taviani, com’e noto, trasportano questo dibattito, sempre presente nella sinistra italiana, all’epoca risorgimentale, ma si rivolgono alio spettatore del postsessantotto, che vede nel conflitto metodologico un assillo contemporaneo. Erano i contrasti che agitavano le diverse componenti della sinistra italiana di allora, con uno schema capovolto che faceva scontrare i giovani reduci dalle esperienze studentesche con l’apparato del monolitico Partito Comunista, nonostante l’intelli-gente guida di Enrico Berlinguer.

Il rivoluzionario russo si trasforma in Giulio Manieri, nobile e anarchico, arre-stato intomo al 1870, quasi un secolo prima (e Tassonanza del decennio non appare casuale) e la collocazione nel Risorgimento italiano rievoca episodi come la carboneria e le spedizioni fallite nel regno meridionale dei fratelli Bandiera (1844) e di Carlo Pisacane (1848). Nella scena iniziale del film, un prologo che anticipa i titoli di testa, Giulio bambino, rinchiuso per punizione in un ripostiglio buio, cerca di farsi coraggio cantando una filastrocca popolare che dara titolo al film. La filastrocca introduce le fantasticherie che il bambino mette in opera e che gli permettono di sopportare la segregazione.