– È molto che[41] è incominciata la commedia?
– Comincia ora.
– E quanto si spende per entrare?
– Quattro soldi.
Pinocchio, che aveva addosso la febbre della curiosità, ha perso ogni ritegno e ha detto al ragazzetto:
– Mi daresti quattro soldi fino a domani?
– Te li darei volentieri, – gli ha risposto l’altro canzonandolo, – ma oggi per l’appunto non te li posso dare.
– Per quattro soldi, ti vendo la mia giacchetta, – gli ha detto allora il burattino.
– Cosa devo fare con una giacchetta di carta fiorita?
– Vuoi comprare le mie scarpe?
– Sono buone per accendere il fuoco.
– Quanto mi dai del berretto?
– Bell’acquisto davvero! Un berretto di midolla di pane!
Pinocchio era sulle spine[42]. Stava lì lì[43] per fare un’ultima offerta: ma non aveva coraggio. Alla fine ha detto:
– Vuoi darmi quattro soldi di quest’Abbecedario nuovo?
– Io sono un ragazzo, e non compro nulla dai ragazzi, – gli ha risposto il suo piccolo interlocutore, che aveva più giudizio di lui.
– Per quattro soldi l’Abbecedario lo prendo io, – ha gridato un rivenditore di panni usati.
E il libro è stato venduto su due piedi[44]. E pensare che quel pover’uomo di Geppetto era rimasto a casa, a tremare dal freddo, per comprare l’Abbecedario al figliolo!
10
I burattini riconoscono il loro fratello Pinocchio, e gli fanno una grandissima festa; ma sul più bello, esce fuori il burattinai Mangiafoco, e Pinocchio corre il pericolo di fare una brutta fine
Quando Pinocchio è entrato nel teatrino delle marionette, è accaduto un fatto che ha destato una rivoluzione.
Bisogna sapere che il sipario era tirato su e la commedia era già incominciata.
Sulla scena si vedevano Arlecchino e Pulcinella, che bisticciavano fra di loro e minacciavano da un momento all’altro[45] di scambiarsi un carico di schiaffi e di bastonate.
La platea, tutta attenta, si mandava a male[46] dalle grandi risate, nel sentire il battibecco di quei due burattini.
Quando all’improvviso, Arlecchino ha smesso di recitare, e voltandosi verso il pubblico e accennando con la mano qualcuno in fondo alla platea, comincia a urlare in tono drammatico:
– Numi del firmamento![47] sogno o sono desto? Eppure quello laggiù è Pinocchio!..
– È Pinocchio davvero! – grida Pulcinella.
– È proprio lui! – strilla la signora Rosaura, facendo capolino[48] di fondo alla scena.
– È Pinocchio! è Pinocchio! – urlano in coro tutti i burattini.
– È Pinocchio! È il nostro fratello Pinocchio! Evviva Pinocchio!..
– Pinocchio, vieni quassù da me, – grida Arlecchino, – vieni a gettarti fra le braccia dei tuoi fratelli di legno!
A questo affettuoso invito, Pinocchio spicca un salto[49], e di fondo alla platea va nei posti distinti; e di lì schizza sul palcoscenico.
È impossibile figurarsi gli abbracciamenti, i pizzicotti dell’amicizia e le zuccate della vera e sincera fratellanza, che Pinocchio ha ricevuto in mezzo a[50] tanto arruffio dagli attori e dalle attrici.
Questo spettacolo era commovente, ma il pubblico della platea, vedendo che la commedia non andava più avanti, si è impazientito e ha preso a gridare:
– Vogliamo la commedia, vogliamo la commedia!
Ma i burattini, invece di continuare la recita, hanno raddoppiato il chiasso e le grida.
Allora è uscito fuori il burattinaio, un omone così brutto, che metteva paura soltanto a guardarlo. Aveva una barbaccia nera come uno scarabocchio d’inchiostro, e tanto lunga che gli scendeva dal mento fino a terra. La sua bocca era larga come un forno, i suoi occhi parevano due lanterne di vetro rosso, con il lume acceso di dietro; e con le mani schioccava una grossa frusta, fatta di serpenti e di code di volpe attorcigliate insieme.